Il vapore acqueo, l'anidride carbonica (CO2),
l'ossido di azoto o l’ossido nitrico
(N2O), il metano (CH4) e l'ozono (O3) sono
i gas serra principali nell'atmosfera terrestre
e il loro aumento influisce sul riscaldamento
globale. La loro origine è sia naturale
che antropogenica. Nell’ultimo secolo
si sta verificando un aumento della loro concentrazione
dovuta prevalentemente alle attività
umane che immettono nell’atmosfera sempre
più maggiori quantità di combustibili
fossili.
Il vapor d’acqua è presente
in atmosfera in seguito all’evaporazione
da tutte le fonti idriche (mari, fiumi, laghi,
ecc.) e come prodotto delle varie combustioni.
L’anidride carbonica è rilasciata
in atmosfera soprattutto quando vengono bruciati
rifiuti solidi, combustibili fossili (olio,
benzina, gas naturale e carbone,), legno e
prodotti derivati dal legno.
Il metano viene emesso durante la produzione
ed il trasporto di carbone, del gas naturale
e dell’olio minerale.
Grandi emissioni di metano avvengono anche
in seguito alla decomposizione della materia
organica nelle discariche ed alla normale
attività biologica degli organismi
superiori (soprattutto ad opera dei quasi
2 miliardi di bovini presenti sulla terra).
L’ossido nitroso è emesso durante
le attività agricole ed industriali,
come del resto nel corso della combustione
dei rifiuti e dei combustibili fossili.
Oltre a questi gas, le attività umane
immettono nell’atmosfera anche altri
gas serra esclusivamente di origine antropogenica.
I principali sono:
– idrofluorocarburi (HFC);
– perfluorocarburi (PFC);
– esafluoruro di zolfo (SF6).
L’intensità dell’azione
che questi gas esercitano nel produrre l’effetto
serra viene misurata sulla base di alcuni
parametri quali :
– la vita media atmosferica ossia il
tempo di permanenza del gas in atmosfera.
– il potenziale di riscaldamento (GWP)
che definisce l’apporto che ogni gas
fornisce al
fenomeno del riscaldamento globale.
La vita media atmosferica indica il tempo
necessario affinché l’incremento
di concentrazione del gas (o dell’inquinante)
emesso dall’uomo venga eliminato e si
ritorni ad una concentrazione naturale. La
vita media dei gas serra può variare
da 12 anni (metano e HCFC-22), a 50 anni (CFC-11),
a circa un secolo (CO2), a 120 anni (N2O)
ed anche a migliaia di anni (50000 per il
CF4).
Il potenziale di riscaldamento (GWP) è
espresso come il rapporto tra il riscaldamento
globale causato in 100 anni da una data sostanza
ed il riscaldamento causato dal biossido di
carbonio nella stessa quantità. Da
qui deriva che il GWP della CO2 è pari
a 1, quello del metano 23, per il CFC-12 è
8500, mentre il CFC-11 ha un GWP di 5000.
Vari HCFC e HFC hanno un GWP varabile fra
93 e 12.100. L’esafluoruro di zolfo
è un gas serra estremamente potente
e ha un GWP pari a 23.900, il che vuol dire
che una tonnellata di SF6 provoca un aumento
dell’effetto serra pari a quello causato
da 23.900 tonnellate di CO2.
Nelle previsioni sugli effetti del riscaldamento
globale, generalmente, ci si riferisce alla
CO2 includendo anche tutti gli altri gas serra
che vengono rapportati ad essa basandosi sui
valori dei loro potenziali di riscaldamento.
Possiamo, infine, dire che nonostante l’effetto
serra sia un fenomeno naturale e fondamentale
per la vita sul pianeta, l’aumento della
concentrazione dei gas serra in atmosfera
che si è avuto negli ultimi decenni
a causa delle attività umane ha inciso
in maniera considerevole sul naturale fenomeno
dei cambiamenti climatici con conseguenze
che si fanno sempre più evidenti.
Sotto accusa sembrano dunque essere le emissioni
prodotte dalle attività antropiche
che a partire dalla Rivoluzione Industriale
hanno fatto aumentare la concentrazione dell’anidride
carbonica del 35,7%, dell’ossido nitroso
del 15% e del metano di oltre il 50%. Le emissioni
sono in particolare dovute all’utilizzo
dei combustibili fossili (per le auto, il
riscaldamento, la produzione di energia),
all’agricoltura, alle attività
industriali e minerarie e alla deforestazione.
La comunità internazionale posta di
fronte all’evidenza dei dati scientifici
ha iniziato a predisporre un programma per
la riduzione delle emissioni il cui momento
più significativo è stato l’approvazione
nell’ambito della Convenzione Quadro
delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici
tenutasi in Giappone nel 1997 del Protocollo
di Kyoto, un documento che impegna i paesi
industrializzati ad una significativa riduzione
delle emissioni entro il 2012 e prevede dei
programmi di “Clean development Mechanism”
(meccanismo di sviluppo pulito) per i paesi
più arretrati.
Emissione dei gas serra
Dall’inizio della Rivoluzione Industriale,
la concentrazione atmosferica dell’anidride
carbonica è aumentata del 37,5% circa,
la concentrazione del gas metano è
più che raddoppiata e la concentrazione
dell’ossido nitroso (N2O) è cresciuta
del 15%.
Nei Paesi più sviluppati, i combustibili
fossili utilizzati per le auto e i camion,
per il riscaldamento negli edifici e per l’alimentazione
delle numerose centrali energetiche sono responsabili
in misura del 95% delle emissioni dell’anidride
carbonica, del 20% di quelle del metano e
del 15% per quanto riguarda l’ossido
nitroso (o protossido di azoto).
L’aumento dello sfruttamento agricolo,
le varie produzioni industriali e le attività
minerarie contribuiscono ulteriormente per
una buona fetta alle emissioni in atmosfera.
Anche la deforestazione contribuisce ad aumentare
la concentrazione di anidride carbonica nell’aria,
infatti le piante sono in grado di ridurre
la presenza della CO2 nell’aria attraverso
l’organicazione mediante il processo
fotosintetico. Il danno è ancora più
evidente se si pensa che nel corso degli incendi
intenzionali che colpiscono ogni anno le foreste
tropicali viene emessa una quantità
totale di anidride carbonica paragonabile
a quella delle emissioni dell’intera
Europa.
Da notare che la respirazione dei vegetali
e la decomposizione della materia organica
rilasciano una quantità di CO2 nell’aria
10 volte superiore a quella rilasciata dalle
attività umane; queste emissioni sono
state comunque bilanciate nel corso dei secoli
fino alla Rivoluzione Industriale tramite
la fotosintesi e l’assorbimento operato
dagli oceani.
Oltre a questi gas a effetto serra, l’uomo
immette nell’atmosfera altri gas esclusivamente
di origine umana (prima del 1860 non esistevano)
con il potenziale di riscaldamento (GWP) nettamente
superiore: il GWP dei gas esclusivamente antropogeni
più comuni varia da 1700 a 23.900,
contro un massimo di 296 dell’ossido
di azoto che è superiore sia dell’anidride
(con il GWP di 1) che del metano (23).
I più comuni di questi gas, con il
relativo GWP e concentrazione nell’atmosfera,
sono:
– idrofluorocarburi (HFC), 12.000, 12
ppt;
– perfluorocarburi (PFC), 5700, 79 ppt;
– esafluoruro di zolfo (SF6), 23.900,
4,7 ppt;
– idroclorofluorocarburi (HCFC), 1700,
142 ppt;
– clorofluorocarburi (CFC), 10.600,
533 ppt.
Tali composti hanno forse il più alto
potenziale di riscaldamento globale fra i
gas in traccia inclusi nel riscaldamento globale,
perché sono molto persistenti. In particolare,
ogni molecola CFC ha la capacità di
causare la quantità di riscaldamento
globale causata normalmente da dieci migliaia
di molecole di CO2. I CFC e gli altri composti
sono stati scaricati nell'atmosfera in grande
quantità in passato ed hanno un tempo
di residenza elevato:
– idrofluorocarburi (HFC), 1-264 anni;
– perfluorocarburi (PFC), 3200-50.000
anni;
– esafluoruro di zolfo (SF6), 3200 anni;
– idroclorofluorocarburi (HCFC), 12
anni;
– clorofluorocarburi (CFC), 102 anni.
L’uso dei CFC e HCFC è stato
proibito nella maggior parte dei Paesi a causa
del loro coinvolgimento nella distruzione
dello strato dell’ozono, deciso con
il protocollo di Montreal nel 1987. Nonostante
ciò il loro utilizzo è ancora
in crescita (i CFC del 1% e i HCFC del 4,2%).
I HFC sostituiscono i CFC e i HCFC e sono
usati per refrigeranti liquidi e schiume;
i perfluorocarburi per la produzione di alluminio
(59%), solventi e altre sostanze (26%) e per
incisione al plasma (15%); l’esafluoruro
di zolfo per la produzione di magnesio e fluido
dielettrico.
Il loro uso è in continua crescita,
anche se la loro concentrazione in atmosfera
è ancora molto bassa:
– 5,1% gli idrofluorocarburi (HFC);
– 1,4% i perfluorocarburi (PFC);
– 6,3% l’esafluoruro di zolfo
(SF6).
L'effetto congiunto di metano, protossido
d'azoto, ozono e CFC ora è quasi grande
quanto quello dell'anidride carbonica. Le
concentrazioni di questi gas serra sono solitamente
indicate come concentrazione di anidride carbonica
efficace.
Nei grafici seguenti si può vedere
come la concentrazione dei principali gas
serra (anidride carbonica, metano e protossido
di azoto) sia aumentata in maniera esponenziale
a partire dall'avvento della Rivoluzione Industriale.
Il problema viene ulteriormente complicato
dal fatto che molti gas serra possono rimanere
nell’atmosfera anche per decine o centinaia
di anni (da un minimo di pochi giorni per
il vapore acqueo fino a 50.000 anni per i
composti di origine esclusivamente antropogenica,
passando dal metano con vita media di 12 anni,
l’ossido di azoto 120 anni e l’anidride
carbonica da 50 a 200 anni), così il
loro effetto può protrarsi anche per
lungo tempo, anche se, per un’ipotesi
molto inverosimile, in questo stesso istante,
in qualsiasi parte del mondo, si smettesse
di produrli.
Fonte: riscaldamentoglobale.org
I dati che fanno riferimento al periodo
in cui non erano ancora disponibili degli
strumenti adatti al rilevamento delle concentrazioni
dei gas serra sono stati ottenuti analizzando
l'aria intrappolata nel ghiaccio risalente
agli anni in esame.
Il Protocollo di Kyoto impegna i Paesi industrializzati
e quelli ad economia in transizione (i Paesi
dell’est europeo) a ridurre complessivamente
del 5% rispetto al 1990 e nel periodo 2008–2012
le principali emissioni antropogeniche dei
gas capaci di alterare il naturale effetto
serra (questi Stati sono attualmente responsabili
di oltre il 70% delle emissioni). I sei gas
serra presi in considerazione sono: l’anidride
carbonica, il metano, il protossido di azoto
(N2O), gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi
(PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6).
Il vapor d’acqua non è stato
considerato in quanto le emissioni di origine
antropogenica sono estremamente piccole se
paragonate a quelle enormi di origine naturale.
Per i Paesi in via di sviluppo il Protocollo
di Kyoto non prevede alcun obiettivo di riduzione.
In queste regioni la crescita delle emissioni
di anidride carbonica e degli altri gas serra
sta avvenendo ad un ritmo che è circa
triplo (+25% nel periodo 1990-1995) di quello
dei Paesi sviluppati (+8% nello stesso periodo).
La stima delle future emissioni diventa così
estremamente difficile perché dipende
dai vari trend demografici, economici, tecnologici
e dagli sviluppi politici ed istituzionali
di tutti i paesi del pianeta. In ogni caso,
senza delle misure più restrittive
volte alla limitazione delle emissioni, la
concentrazione atmosferica dei gas serra continuerà
ad aumentare fino a provocare dei danni climatici
impensabili.
Anche per questi motivi l’IPCC ha elaborato
quattro scenari futuri in cui vengono prese
in considerazione diversi fattori in base
al grado di ricchezza/sostenibilità
e globalizzazione/regionalizzazione. (Per
conoscere gli scenari IPCC visita la sezione
Previsioni)
L’anidride carbonica
La produzione di anidride carbonica non è
la stessa in ogni paese. Nonostante ciò
tutti i Paesi devono di ridurre le loro emissioni
di gas serra perché la CO2 è
una sostanza inquinante atmosferica non confinabile.
Questo vale per tutti i gas serra e gli inquinanti
atmosferici.
Il grafico seguente mostra la concentrazione
atmosferica di anidride carbonica durante
il secolo scorso. Il CO2 è il gas serra
a più alta emissione antropogenica.
La sua causa principale di emissione è
l’uso di combustibili fossili. I combustibili
fossili sono olio (petrolio), carbone e gas
naturale che sono sfruttati in grande quantità
per produrre energia. Un’altra causa
è la variazione nello sfruttamento
del suolo.
Emissioni atmosferiche
di anidride carbonica nel secolo scorso
Proiezioni IPCC
Nel seguente grafico si vede l’aumento
di concentrazione di anidride carbonica dell’anno
1000.
Emissioni passate di anidride
carbonica (IPCC)
Proiezioni IPCC
Se le emissioni globali di CO2 si mantenessero
come in questi ultimi anni, le concentrazioni
atmosferiche raggiungerebbero i 500 ppm, contro
i 385 ppm attuali, per la fine di questo secolo,
un valore che è quasi il doppio di
quello pre-industriale (280 ppm).
Le fonti principali delle emissioni umane
di anidride carbonica, si possono così
sintetizzare:
– uso dei combustibili fossili (75%);
– deforestazione (24%);
– produzione di cemento (0,6%);
– cattiva gestione forestale e dei suoli.
Il metano
Il metano è il risultato della decomposizione
di alcune sostanze organiche in assenza di
ossigeno. È quindi classificato anche
come biogas.
Esistono sei fonti diverse di metano atmosferico.
In ordine di importanza sono:
– fonti naturali come le paludi (23%);
– estrazione dai combustibili fossili
(20%);
– decomposizione di rifiuti solidi urbani
nelle discariche (circa il 18%);
– gli animali ruminanti per i processi
di digestione (17%);
– le risaie, per la presenza di particolari
batteri (12%); e
– la combustione di biomassa, soprattutto
per riscaldamento o digestione anaerobica
(circa il 10%).
Il metano ha un potenziale di riscaldamento
globale più grande dell'anidride carbonica.
Tuttavia, le emissioni sono inferiori rispetto
a quelle dell'anidride carbonica. Si stima
che il metano produca circa un terzo di quantità
del riscaldamento globale proveniente dall'anidride
carbonica.
Dal 60% all'80% delle emissioni mondiali è
di origine umana. Esse derivano principalmente
da miniere di carbone, discariche, attività
petrolifere e gasdotti e agricoltura.
Dopo la rivoluzione industriale ci fu un
aumento nelle concentrazioni atmosferiche
globali di metano. Durante i 200 anni scorsi
la concentrazione di metano è aumentata
da 620 ppb nell’anno 1000 a 1750 ppb
nel 2000 (vedi il grafico seguente).
Emissioni passate di metano
(IPCC)
Proiezioni IPCC
Gli ossidi di azoto e il protossido di azoto
Con il termine di ossidi di azoto (generalmente
indicati con NOx) si intendono diversi gas
composti da molecole di azoto (N) e molecole
di ossigeno(O).
L’ossido di azoto è un inquinante
primario che si genera in parte nei processi
di combustione per reazione diretta tra azoto
ed ossigeno dell’aria che, a temperature
maggiori di 1200°C, producono principalmente
NO (monossido di azoto) ed in misura ridotta
NO2 (biossido di azoto); e in parte da emissioni
naturali come eruzioni vulcaniche, incendi,
fulmini ed emissioni dal suolo dovute a processi
biologici.
Gli ossidi di azoto – tra cui il protossido
di azoto o ossido nitroso – sono gas-serra
e l'effetto di quest'ultimo è circa
296 volte quello dell'anidride carbonica.
Sono soggetti a restrizioni per ridurre le
emissioni dei gas serra nell'atmosfera.
Gli ossidi di azoto, in generale, sono il
risultato, insieme ad altre sostanze, di attività
civili ed industriali che comportano processi
di combustione, ad esempio: smaltimento dei
rifiuti negli impianti di termovalorizzazione,
scarichi dei veicoli a motore (diesel, benzina,
GPL), generazione di calore ed energia elettrica,
esplosivi e impianti per la produzione di
fertilizzanti.
La maggioranza del rifornimento naturale
di protossido d'azoto gassoso (N2O) è
liberata dagli oceani. I processi che avvengono
nel suolo sono responsabili del resto. Il
gas è un sottoprodotto del processo
biologico di denitrificazione in ambienti
anaerobici e del processo biologico di nitrificazione
in ambienti aerobici. Ma circa un terzo delle
emissioni di N2O attuali sono antropogeniche
e provengono principalmente dai terreni agricoli,
dal bestiame e dall'industria chimica.
Si deve comunque dire che le emissioni di
N2O sono generalmente soggette a grandi incertezze,
perché sono principalmente formati
tramite processi batterici del terreno e sono
quindi difficili da misurare. È, quindi,
ancora necessaria un'ampia ricerca sulle fonti
di N2O.
Nel grafico seguente si vede la variazione
della concentrazione atmosferica del protossido
di azoto (N2O) che è aumentato di 46
ppb (17%) dal 1750 e continua ad aumentare.
La concentrazione attuale di N2O non è
stata mai oltrepassata durante almeno mille
anni scorsi.
Emissioni passate di protossido
di azoto (IPCC)
Proiezioni IPCC
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