Secondo le previsioni degli esperti, a causa
dei cambiamenti climatici il nostro Paese
verrebbe a trovarsi diviso in due fasce climatiche
ben marcate.
Al Sud avremo una forte riduzione delle precipitazioni
annue, con una concentrazione di sporadici
fenomeni violenti nell’arco di pochi
giorni; un processo che nel lungo periodo
potrebbe causare la desertificazione di vaste
aree pianeggianti e frane ed erosioni nelle
aree montane.
Al Nord, si avrà invece un aumento
delle precipitazioni, anch’esse concentrate
stagionalmente, in grado di causare alluvioni
e dissesti sempre maggiori.
In generale gli effetti già presenti
sul territorio si accentueranno ulteriormente.
Ambiente Italia, l'Istituto di Ricerche di
Legambiente, ha provato a proiettarsi alla
fine del XXI secolo per vedere cosa potrebbe
succedere in Sicilia per effetto del caldo
e della desertificazione. Ebbene per il 2100
è previsto un aumento del "caldo"
compreso tra i 2 ed i 3,2 gradi centigradi
che - pur in presenza di una crescita delle
precipitazioni del 16% a causa dell'incremento
dell'evapotraspirazione – farà
diminuire la disponibilità idrica teorica
annua dagli attuali 6,3 miliardi di metri
cubi a 5,1 miliardi.
Sempre a causa dell'innalzamento della temperatura
in alcune zone costiere l'agrumicoltura sarà
messa in crisi dalla salinizzazione delle
falde idriche; molte aree cerearicole dovranno
essere abbandonate per via della riduzione
delle precipitazioni primaverili; potranno
estendersi processi di desertificazione che
attualmente sono solo in fase iniziale; mentre
molte specie animali che non hanno la capacità
di spostarsi verso zone più elevate
rischiano l'estinzione.
La simulazione di Ambiente Italia di Legambiente
prevede poi, nella peggiore delle ipotesi,
un innalzamento del livello del mare di circa
un metro: 17 km quadrati di territorio saranno
interamente sommersi mentre 193 Km di costa
antropizzata dovranno essere protetti dalle
acque.
Infine, si prevede l'aumento dei consumi
energetici dovuti al caldo; in particolare
per il condizionamento è stato stimato
che – nei prossimi 30 anni – solo
per climatizzare uffici e abitazioni i consumi
complessivi in Sicilia potrebbero crescere
del 15%.
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